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Itinerario 1b: Narce

Si raggiunge il sito di Narce dal km 3+980 della SP Calcatese, nei pressi del ponte sul Treia, tramite un sentiero che si inerpica lungo il colle. Inserito nel Parco suburbano della Valle del Treia e posto in uno degli ambienti più attraenti dell'intero distretto, prende nome da una collina limitrofa (Narce, Narci), articolata su tre livelli artificiali e comprendente l'area acropolica; questa, frequentata sin dall'età del bronzo, fu abbandonata attorno al VI sec. a.C., quando emersero centri limitrofi minori, tra i quali Monte Li Santi: collegato da un imponente viadotto, di cui restano alcuni setti murari e protetto da una doppia cinta muraria, comprendeva un santuario di epoca ellenistica, venuto alla luce in tempi recenti: il complesso è caratterizzato da una struttura templare e da un edificio limitrofo, con un altare ed un pozzetto rituale. Il santuario, attivo dal VI al II sec. a.C., testimonia la continuità della frequentazione anche dopo la conquista romana.

L'edificio principale è nella zona est della valle delle Rote, identificabile dalle strutture perimetrali di base; ad un livello inferiore, i diversi ambienti di un ricco deposito votivo, con le offerte ancora sigillate, segno di un abbandono avvenuto in fretta e determinato da episodi cruenti. Il materiale raccolto è di grande importanza e riferibile al culto legato alla fecondità ed alle nascite, con un particolare riferimento al tema dell'acqua, legato al vicino fiume Treia.

Un altro santuario è lungo la strada che scende dalla valle citata: ha restituito significativi reperti, tra i quali un'antefissa policroma a testa di sileno, della metà del V sec. a.C. Altri insediamenti popolarono le vicine alture, come il pagus di Pizzo Piede, ultimo ad essere occupato, protetto da mura perimetriche e dal consueto vallo artificiale, con un edificio di probabile destinazione rituale, modificato nel periodo medievale. Le sue necropoli, con diverse tipologie di sepolture, hanno restituito corredi di prestigio (resti di carro bronzeo, armi e scudo fittile), conservati nel Museo Archeologico dell'Agro Falisco di Civita Castellana, a conferma dell'alto livello sociale degli abitanti (coppa in lamina d'argento, ricco vasellame, fibule e collane d'ambra e oro).

Per questi motivi l'attuale storiografia tende ad accreditare la città come Fescennium, una dei maggiori centri falisci, considerando anche i ricchi corredi provenienti dalle molte sepolture (necropoli della Petrina e di Monte Cerreto) e conservati principalmente nel Museo Archeologico dell'Agro Falisco di Civita Castellana (situle, anforette, tazze, sostegni per tripode, cinture a nastro, fibule, collane, vasi, olle).

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